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20240214 VM la sposina1976, nel filone erotico/comico vorrebbe inserirsi La sposina, (rif. 1) pellicola diretta da Sergio Bergonzelli che ne è non solo il regista, ma, in ambedue i casi coadiuvato da Leandro Lucchetti, pure sceneggiatore e ideatore del soggetto. Utile precisare che il principale responsabile “artistico” di questo lavoro non può neppure avvalersi dell’inesperienza come alibi, giacché, leggo da wikipedia, dopo numerosi gettoni come attore, Bergonzelli ha indossato i panni del regista; all’epoca di questo film aveva già sedici anni di attività con diciassette pellicole all’attivo. (rif. 2) Cito subito gli aspetti positivi del film da me rilevati:

.- a) Ci sono parecchi protagonisti. Spesso in questo genere di produzioni vi sono pochi attori e, se va male, vi sono anche poche comparse; non è questo il caso ed anzi, alcuni dei non protagonisti hanno anche un curriculum artistico di tutto rilievo, com’è il caso di Tiberio Murgia (che veste i panni di Ninuzzo Mancuso, titolare del negozio di dischi dove lavora la protagonista), e Riccardo Garrone (che inscena l'editore Arnaldi). Il primo tra i citati è famoso anche per aver fatto parte de I soliti ignoti, (1958) di Mario Monicelli, ma pure il secondo non gli è da meno avendo potuto recitare anche ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini. Voglio dire, oltre ad aver una certa ricchezza di attori, questo regista seppe arruolare anche professionisti di provata fama. Questo, purtroppo, è un elemento che risulta a discapito del regista, che non ha certo valorizzato la qualità di questi interpreti.

.- b) Non è uno dei film erotici dove i corpi nudi latitano, al contrario qui lo spettatore trova una giusta soddisfazione, almeno sotto questo aspetto.

.- c) La protagonista femminile, Antiniska Nemour, non rientra nel solito ristretto nucleo di attrici che si spartivano all’epoca i vari ruoli di infermiere, dottoresse, studentesse, liceali etc etc. Vedere un “volto” nuovo (anche se altri sono i dettagli fisici che interessano allo spettatore di queste pellicole, e tra costoro mi ci infilo anch’io) è sempre cosa gradita ed è nel contempo, un indicatore di coraggio da parte del regista quando non un indizio sulla volontà di abassare il budget della produzione. Qualcosa in più su questa attrice lo scriverò alla fine perchè ora è giunto il momento di sintetizzare la mia opinione su questa pellicola che, a scanso di equivoci dico subito, mi ha deluso!

Il film si propone come erotico, e per allietare lo spettatore, come già visto in altri casi, vorrebbe aggiungere un tono umoristico (comico) a molte situazioni; purtroppo però le battute sono patetiche e certe situazioni sono grottesche al punto tale da non risultare neppure ammiccanti, fermo restando l’avvenenza di talune attrici che passa in secondo piano.

La trama

Massimo Raimondi (interpretato da Carlo De Mejo) sposa Chiara (Antiniska), pur sapendo di avere problemi di erezione al pene. Chiara, per contro, è presentata come una donna "in salute" che ama il sesso, e per fedeltà verso il futuro sposo interrompe una relazione molto appagante con un "tromba amico" per indossare le vesti della moglie fedele. Il regista ci vende la storia di un sentimento profondo e sincero che non traballa neppure di fronte all'evidente carenza sessuale del coniuge, che non solo in luna di miele, ma anche in seguito persevera nelle sue defezioni. A questo punto la sposina innamorata spinta da un impeto amoroso, di sua iniziativa, pone in essere tutta una serie di tradimenti finalizzati al successo professionale del consorte. Abbiamo quindi la ragazza che si concede all'insaputa del marito prima al titolare del negozio dove lavora e poi ad un suo amico editore che promette di prendere in considerazione il libro scritto da Massimo favorendo quindi la pubblicazione del manoscritto.

Una volta che Massimo ha raggiunto il successo grazie a questa sorta di meretricio, rimane il problema intrinseco dentro la coppia, cosa può fare Chiara per risolverlo? La donna scopre che la gelosia è una molla che sortisce un qualche effetto positivo nella sessualità del marito, e per favorire l'espletare dei "doveri coniugali" arriva a concedersi pure al cognato (Adolfo, detto "Cicillino" interpretato da Alfredo D'Ippolito) che la pellicola ci aveva disegnato come uno sfigato, fisicamente "bruttino" e per giunta dalle ridotte capacità sia mentali che lessicali. Ribadisco che il gesto viene venduto al pubblico come una prova d'amore che la sposa "sopporta" per amore del compagno, il quale anche in questo caso non è ideatore di nulla. Come già osservato analizzando altre pellicole, l’uomo non ne esce mai bene da questi filmetti.

Ora, se nei film porno le protagoniste copulano con chiunque appaia nel video, qui non siamo poi molto lontani da quella triste falsariga, e questo la dice lunga sulla qualità del racconto ideato da Bergonzelli e Lucchetti.

Uno potrebbe pensare che visti i tempi, siamo irrorati dall'aria del sessantottismo, questa intraprendenza e disinvoltura sessuale della sposina, dipenda da quegli stimoli. Purtroppo però l’idea (giusta o sbagliata, qui non voglio commentarla) delle donne sessantottine era di godere della vita, fregandosene dei luoghi comuni e delle istituzioni sociali, non da ultimo il matrimonio, mentre qui abbiamo una donna che si concede agli altri non per il suo piacere fisico, e tanto meno per il proprio tornaconto personale,  ma per avvantaggiare il marito o, se preferite, per salvare in un qualche modo il matrimonio che per lei è basilare. I principi sesantottini sono stati totalmente calpestati. Quanto alla emancipazione che ottiene questa sposina, parliamone: nella scena finale finisce per prendere anche un paio di sonori ceffoni (in faccia) come ringraziamento da parte del consorte per averlo cornificato, e lei li accetta felice, perchè pare che potrà finalmente copulare col suo amato... Giudichi il lettore se questa trama ha qualcosa di verosimile e se può rappresentare un manifesto dell’emancipazione della donna!

In bella sostanza non si sta facendo una fotografia della società, non si approfondisce il tema dell'impotenza e dei problemi che può comportare all'interno di una coppia, non si propone un modello di donna credibile… Uno dice, ma almeno hai visto qualche bel corpo. Questo sì, ma le situazioni erano tutte assurde e per giunta rese ancor più patetiche dalle battute che volevano essere ilari (a mio giudizio non lo erano affatto) e dai dialoghi paradossali messi in bocca agli attori! Ne consegue che anche le varie recitazioni sono risultate deludenti quando, come sopra ricordato, nel cast v'erano anche attori di provata fama. Da questo pantano non si è salvata neppure la protagonista Antiniska Nemour che ha interpretato il ruolo della sposina Chiara.

Antiniska Nemour, milanese di orgine a dispetto del nome, non sconvolge per avvenenza, ma neppure sfigura; di lei sorprende la sua storia professionale: l’anno prima di recitare in questa pellicola sarà una delle vittime nel Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, mentre vestirà i panni di una delle recluse nel non meno controverso L'ultima orgia del III Reich (regia di Cesare Canevari -1977). In bella sostanza la povera ragazza si è spesso trovata a recitare nei panni di chi doveva subire violenza, ciò sia nella parte assunta in Salò, sia nelle vesti di ebrea in mano a sadici nazisti nel film di Canevari. Anche nel film commentato si sforzera di accopiarsi con il cognato Adolfo, non per piacere ma per un sacrificio che si autoimporra; voglio dire cariera professionale curiosa... Conoscerà il grande pubblico nella veste di centralinista nel Portobello di Enzo Tortora.

Mirco Venzo, Treviso 12/02/2024 #qzone.it

rif. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/La_sposina
rif. 2 https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bergonzelli
rif. 3 https://it.wikipedia.org/wiki/Antiniska_Nemour

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