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20231208 VM lingenuaTre sono le ragioni per cui sono rimasto sveglio ad osservare questa pellicola, classificata come commedia erotica, anzitutto il film è stato girato in Veneto, mia terra d’origine, ed ero curioso di riconoscere qualche località. Vedo che c’è la presenza di una giovane Ilona Staller, ventiquattrenne all’epoca del film, che non si proponeva qui nelle vesti di porno diva, ma avrebbe anche dovuto, tanto o poco, recitare: ero curioso di valutare il suo disimpegno. La terza ragione è la presenza di

molti personaggi già parecchio apprezzati nel film La nipote, già precedentemente recensito (rif. 1) ed è interessante a mio avviso osservare i punti di similitudine e quelli di distacco tra le due pellicola.

L’ingenua (1975 - rif. 2) esce un anno dopo rispetto all’opera di Rossati La nipote, cambiando la regia affidata a Gianfranco Baldanello, ma non sceneggiatore e ideatore del soggetto che rimane Giacomo Gramegna. L’ambientazione è la provincia padovana, e se alcune scene sono girate nel centro della città del Santo, altre sono stare realizzate ad Albignasego, Monselice ed è facile riconoscere i Colli Euganei ed un albergo di Montegrotto Terme. Sorprende scoprire che all’epoca c’erano molte strade sterrate a tagliare i colli vulcanici del padovano; da quando li frequento io, vedo solo strade asfaltate.

Passo ora ad elencare gli attori richiamati dalla precedente pellicola dove sorprende l’affinità dei ruoli che è stata spesso riproposta agli stessi nomi rimanendo fedeli al precedente spartito: ecco allora che Daniele Vargas anche in questo caso interpreta un impresario che ama le donne inseguendole con scarso successo; il suo personaggio si chiama Luigi Beton. A fargli da spalla pure in questo caso c’è Giorgio Ardisson che interpreta Piero Spazin, e anche Piero, in perfetta analogia a pochi mesi addietro, è spesso chiamato da Vargas con lo stesso epiteto: “mona!”, e come nella precedente pellicola riveste i panni di un sempliciotto che però ha molto successo con le belle donne attratte sessualmente da lui.

La terza figura copia/incolla rispetto a La nipote vede Ezio Marano che interpreta la figura del cornuto, di nome Cornelio in questo caso. Cito ora Otello Cazzola che abbandona i panni del prete per indossare le vesti del padre di Augusta e finisco in bellezza con Orchidea De Santis che per l’occasione interpreta Susy, un’attrice di teatro. Se ne La nipote la De Santis parlava veneto, in questa pellicola pure dialoga in un dialetto non suo, emiliano/romagnolo, ricordo al lettore che l’attrice è di origine barese. Per dare ora un significato a tutti questi attori e a questi personaggi devo, mio malgrado, narrare un po’ la trama, per poter poi proseguire con le mie riflessioni.

La trama

Piero Spazin vive una relazione con la poco avvenente Augusta, (Anna Maria Pescatori) la quale sa che è cornificata dallo spesso Piero con molte donne del paese, ma non vuole perderlo perché rischia di rimanere nubile, provocando le ire del padre che vuole accasarla. A questo punto ci si può chiedere perché Piero non approdi su una sponda migliore, visto che pare ne abbia la scelta, ma è il negozio di scarpe del padre di Augusta la ragione della relazione; quell’attività garantisce agio e benessere anche ad un fannullone e piccolo truffatore qual è Piero. 

Anche Luigi Beton è un truffatore incallito, lui predilige il ramo immobiliare e ha giusto per le mani un “pollo” da spennare: Cornelio. Quest’ultimo è un po’ il clone di Piero Spazin, anch’esso è sempre aggrappato alle gonne delle donne avvenenti anche se, a differenza di Piero, è già sposato con Elvira (Patrizia Bilardo) che le restituisce senza esitare tutti i corni che riceve, ed anzi, forse nel bilancio va pure in attivo. L’altra differenza tra i due ingenui fannulloni è che Cornelio non ha problemi economici, essendo figlio di una contessa (Antonia Cazzola- vedi nota).

L’idea di Luigi è quella di vendere una villa antica alla famiglia di Cornelio, usando come prestanome Piero, ecco perché, tra i protagonisti della pellicola vi è anche un notaio, interpretato da Enzo Spitaleri. Resta da stabilire il ruolo delle due donne protagoniste in termini di sex appeale del film. La prima è Susy, un’attrice incontrata in treno da Rodolfo, il figlio di Luigi, che subito attira l’interesse di tutti i maschi ed in particolare quello di Luigi che la verrà caricare nella sua macchina per poterla corteggiare. L’altra figura a dare un contributo al piccante della pellicola è Angela (Ilona Staller), la segretaria di Luigi che si troverà in competizione con Susy.

Non ritengo di dover spiegare altro di questa trama, che è un accozzaglia di situazioni e di intrecci senza capo ne coda: alla fine tutti dormiranno sulla stessa villa dove gli uomini cercheranno di andare a letto con le donne, e dove più che gli accoppiamenti protagonisti sono i fraintendimenti. Questo clima di continui inseguimenti, ora un uomo insegue la donna in sottoveste, ora un cane insegue Beton, ora la finanza insegue qualcuno dei protagonisti… tutte queste scene che richiamano le pellicole di Buster Keaton, nulla hanno a che fare con l’erotismo, ed infatti la pellicola la considero una pellicola comica, con immensi limiti a riguardo, dove capita di vedere qualche bel corpo. 

Rimanendo in tema di comicità c’è un'unica una scena che mi ha strappato proprio delle grasse risate ed è legata al ristorante La padella che è poi, a mio giudizio, l’unica vera nota di originalità e di divertimento di tutti i 92’ del film. Non voglio descrivere la situazione perché come tutte le barzellette, se la si conosce, poi non la si gusta, ma chi quel film ha visto, sappia che per me è l’unica nota di rilievo.

Cito per dovere di cronaca anche la figura del notaio; io l’ho trovato penosa, ma alcuni utenti del sito Davinotti (rif. 3), l’hanno molto apprezzata. Questo notaio, vestito di nero, manco forse un becchino, è considerato un menagramo e ogni volta che incrocia il Beton, quest’ultimo fa i corni per scongiurare la malasorte. Malasorte che pare porti veramente, come attesta la scena in cui passa al fianco di un pulmino guidato da un prete che trasporta un carico di suore: quando il nero individuo si avvicina ad una ruota questa scoppia, facendo imprecare lo stesso uomo di Chiesa… Come finisce il film? Con Angela, che scappa portandosi via l’uomo che le piace e i venti milioni della caparra che si trovavano su una valigetta.

Se La Nipote è a mio avviso un piccolo capolavoro, e l’ho ben dettagliato non a caso nella mia recensione, questo grottesco film è decisamente scadente. Come già esposto in altri articoli, non basta mettere delle belle donne dietro una cinepresa e spogliarle per fare un film, serve una trama, dettagliare i personaggi… Ecco potremmo dire che questo film proprio in virtù della comparazione con la pellicola dell’anno prima è la dimostrazione che sono mancate le idee, e non gli attori! Chi era stato brillante protagonista pochi mesi addietro non è certo responsabile se meno di un anno dopo viene utilizzato con la sua professionalità per fare questa schifezza. 

Resta un interrogativo: come distribuire le responsabilità tra il regista, Gianfranco Baldanello, lo sceneggiatore e ideatore del soggetto Giacomo Gramegna? Senza aggiungere che magari anche il produttore ha delle colpe, l’idea di scopiazzare malamente a piene mani dal film dell’anno prima, non escludo sia stata suggerita da chi pensava di far soldi facili, riproponendo gli stessi ingredienti. Qualche numero: se La nipote si era piazzata al 71 posto tra le pellicola più viste in Italia nella stagione 1974, L’ingenua non appare neppure tra le prime cento, surclassata anche da L’infermiera, a firma Nello Rossati, con Ursula Andress, che si piazza al 24° posto nel 1975. Non ne ho la conferma, ma L’infermiera è la ragione per cui Nello Rossati non ha potuto fare da regista a questa pellicola, impegnato com’era a dirigere il film dove la protagonista era l’attrice svizzera.

Metto a comparazione le tre pellicole perché gli ingredienti proposti furono sempre gli stessi: tutte queste tre pellicole sono ambientate in Veneto e la lingua che la fa da padrona è il mio dialetto oltre a ciò queste pellicola vogliono strappare delle risate inserendo tra una “butade” comiche e l’altra qualche bella donna che si spoglia. In due anni abbiamo quindi tre film che possono essere paragonati a tre minestroni dove si girano le stesse verdure, con risultati molto differenti al palato: a posteriori ritengo che il bel 24 piazzamento nei botteghini de L’infermiera molto debba al nome di Ursula Andress che ha una forza di richiamo verso il pubblico superiore a quella di una pur splendida (come fisico) Ilona Staller che all’epoca non aveva ancora la fama che saprà conquistare in seguito. Non è L’infermiera una brutta pellicola, anche se il lavoro di Nello Rossati è, a dispetto degli incassi, una spanna sotto quello dell’anno precedente. Decisamente scadente considero senza dubbio questo de L’ingenua e ritengo interessante specificare che anche gli opinionisti del sito Davinotti concordano con la mia critica.

Resta da commentare la prestazione di Ilona Staller che recitava già da cinque anni all’epoca di questo lavoro e che con mia grande sorpresa aveva già sette film alle spalle prima di questa interpretazione. Non c’è molto da dire se non che quando l’attrice ungherese si spoglia, è un bel vedere. Il suo ruolo non richiede chissà che dialoghi, dialoghi per altro doppiati in dialetto veneto. Il suo personaggio non è molto interessante per le già citate carenze di sceneggiatura e, anzi, mi permetto di esternare una critica: il titolo “L’ingenua” si riferisce ad Angela, che poi è il personaggio interpretato proprio dall’attrice ungherese; chi osserva il film noterà che ad essere ingenui nel film ci sono parecchi personaggi: Piero, la sua fidanzata Augusta, se vogliamo anche il padre di Augusta che non impedisce il fidanzamento della figlia con un inetto come lo stesso Piero, il figlio di Luigi, Cornelio e per finire sua madre la contessa…

L’unica che non pare ingenua è proprio il personaggio di Angela, anche se si è fatta soffiare da sotto il naso il primo uomo su cui aveva puntato, parlo di Luigi Beton, che da quando ha conosciuto Susy dirotterà verso di lei le sue attenzioni. In definitiva anche il titolo pare a me fuori luogo senza contare che, visto con "il senno del poi", definire "ingenua" una figura interpretata da Ilona Staller, la quale dopo aver spopolato come pornodiva  per decenni, è riuscita a fasi eleggere anche in Parlamento, e ora noi italiani le stiamo pagando una lauta pensione, è forse la battuta più simpatica di tutto questo lavoro... e con ciò non credo di dover aggiungere altro.

Mirco Venzo, Treviso 11/10/2023 #qzone.it

Rif. 1 http://www.qzone.it/index.php/q-movies/869-la-nipote-di-nello-rossati
Rif. 2 https://it.wikipedia.org/wiki/L%27ingenua
Rif. 3 https://www.davinotti.com/film/l-ingenua/8935
Nota: non sono sicuro che l’interprete della contessa sia Antonia Cazzola, ma ho operato per deduzione.

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