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20220321 VM BladeRunner2049Avevo recensito tempo fa Blade Runner 2049 a regia Denis Villeneuve (rif. 1), ma non il film che volevo rivedere, quello proposto in una delle sette versioni a firma Ridley Scott datato 1982; è questa seconda opera che mi riporta alla mia giovinezza giacchè l'avevo analizzata quando uscì quarant’anni fa. Blade significa lama, lametta, coltello, spada… qualcosa di affilato che taglia, runner è qualcosa che corre: questa lama affilata non sta ferma: squarcia. Blade Runner, dentro la trama del film, è l'unità specializzata nell'eliminazione degli androidi, li lavorava Rick Deckards (Harrison Ford), l'uomo che controvoglia dovrà occuparsi di alcune macchine ribelli. Il film è ambientato in un’epoca allora futuristica, oggi già vissuta: il 2019! La società immaginata

dal regista è un crogiuolo di razze che parlano differenti lingue; si notano usi e costumi miscelati l'un con l'altro, non molto dissimile da quella che oggi è la realtà italiana. L’umanità proposta è percepita dallo spettatore del film con una chiara sensazione di tristezza, e sebbene le strade e i locali siano sempre costipati, (si deduce un problema di sovraffollamento), l'intuizione è che gli uomini siano soli. Questa idea è trasmessa anche dal tempo meteorologico, spesso piove o è presente una sorta di nebbia, forse generata dall'inquinamento, mentre quando i protagonisti sono in interni, abbondante è la luce tendente al blù: un colore freddo. Gente che ride non se ne vede mai e a rafforzare l'idea di desolazione vi sono enormi immagini pubblicitarie che appaiono di quando in quando, quelle sempre molto colorate: la vita nella pubblicità è ricca di colore, quella reale è grigia e insipida. Questo è lo scenario che ho colto. Mi rammarica constatare che la previsione dell'autore non è poi così dissimile dalla mia realtà odierna; certo questo quando vidi il film a 19/20 anni mai l'avrei immaginato. La fotografia è molto curata complice anche un attento uso delle luci.

Se il lettore mi permette non mi soffermerò a descrivere la trama e non andrò a commentare i singoli protagonisti andando a focalizzare un unico aspetto, le scene finali dove molti degli elementi si condensano secondo la mia chiave interpretativa. La situazione è la seguente, il replicante (l’androide) Roy Batty (splendidamente interpretato da Rutger Hauer) raggiunge il suo creatore, il dott. Eldon Tyrell (Joe Turkel) chiedendo lui di allungargli la vita, ma quando questi afferma che ciò non è possibile Roy lo elimina in modo cruento. La macchina apprende che dovrà presto spegnersi e il suo desiderio di vivere e di coltivare i suoi sentimenti verso Pris e verso i suoi amici, per altro in gran parte sterminati dal cacciatore che lo insegue, lo getta nello sconforto. Apro una parentesi per evidenziare che l’interprete di Pris, Daryl Hannah all'epoca ventiduenne, tornerà a brillare interpretando Elle Driver, la bionda con la benda nell’occhio del celeberrimo Kill Bill di Tarantino, ventidue anni dopo. 

Torno a Blade Runner per evidenziare alcuni aspetti filosofici. Dicevo che la società del 2019 vede gli individui isolati gli uni dagli altri, con problemi relazionali evidenziati anche dallo stesso protagonista umano, il cacciatore di replicanti Rick Deckard, paradossalmente questa asocialità non "tocca" gli androidi protagonisti della trama. Questi macchinari provano dei sentimenti ed è proprio ciò a renderli simili agli umani, anzi, se posso azzardare la mia interpretazione, loro, pur essendo delle macchine, sono più umani degli uomini proprio perché "vivono i sentimenti" e sono molto coesi tra di loro. L'ultimo saluto da parte di Roy alla sua compagna, Pris, è commuovente. Sentimenti e coesione a parte v'è un altro aspetto che li rende "umani” (sto sempre parlando dei replicanti) loro ambiscono alla libertà, ovvero a vivere una loro vita e a togliersi le catene di dosso che il loro creatore, o se preferite il ruolo sociale, gli ha imposto. Non ultimo compare il sentimento amoroso che si palesa quando Rachael (Sean Young) non esita a sparare contro un suo simile, un replicante come lei, Leon Kowalski (Brion James) al fine di salvare Rick. Perché una macchina, pur se di ultima generazione, deve salvare un umano che sino ad allora l’aveva trattata anche piuttosto male? Per amore! Rachael prova "amore" verso quell’uomo. Per la cronaca in modo maldestro, ma anche Rick alla fine comprenderà di provare qualcosa per quell'ammasso di contatti elettrici e cips. 

Facciamo quindi il punto della situazione, queste macchine hanno la capacità di provare dei sentimenti, hanno l’ardire di avere delle loro ambizioni e tentano di rompere le catene imposte loro dal creatore. Si ribellano allo stesso… Non ravvede il lettore qualcosa di simile a quella famosa coppia che per voler andare oltre il protocollo  loro assegnato venne cacciata dall’Eden? Tra chi visiona il film qualcuno proverà simpatia per questi replicanti fuggiaschi anzitutto perché si riconosce in essi, sono macchine costruite per lavorare, dare piacere e per combattere, sono a ben guardare l'alternativa tecnologica a ciò che per millenni è stata la maggior parte di noi: degli schiavi. La storia dell’umanità è fatta da miliardi di individui che han dovuto lavorare e combattere, sempre per volere delle élite, se poi si trattava di donne a tali obblighi si aggiungeva anche quello di dare piacere fisico. La ribellione dei replicanti  incarna la ribellione che gli uomini han portato avanti in un percorso durato millenni.

Vado ora ad affrontare un ultimo aspetto che ci riporta al famoso monologo interpretato da Rutger Hauer. Siamo alle battute finali è Roy vuole fare i conti con chi l’ha braccato, gli ha ammazzato sia gli amici sia l’amata Pris. Capisce però che sta per terminare il suo tempo, non perché il cacciatore di androidi lo preoccupi, lui in questa sorta di duello è ormai padrone del gioco, si sta "divertendo" con l’umano come fa un gatto con il topo; la sua preoccupazione nasce da una percezione che si palesa diurante questa contesa: capisce che è giunta la sua ora ed ecco che quando Rick Deckard sta per cadere dal palazzo lo afferra e gli salva la vita. Subito dopo questo gesto viene pronunciato la frase “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”. Nota che riprenderò: quando pronuncia queste parole Roy tiene stretta al petto una colomba e quando spira la stessa non più dolcemente trattenuta dalla macchina, si libra in volo. (Scena bellissima: val la pena di vedere tutto il film per godere a pieno e del monologo e della scena della colomba!) 

Come interpretare questa situazione? Perché Roy salva la vita a Rick? Per pietà, potrà dire qualcuno, sentimento che lo rende più umano e ci riconduce ad un etica evangelica/cristiana. E' una risposta che non posso respingere, pur non essendo la ragione principale che io sottoscrivo. Roy ha bisogno di lasciare una traccia della sua presenza! Deve lasciare memoria di sé. Quando lui dice cosa ha visto presso i bastioni di Orione e parla delle porte di Tannhäuser sta passando una consegna a chi può portare avanti questi ricordi in vece sua. Sin tanto che qualcuno parlerà di Tannhäuser o dei bastioni di Orione, quelli che soilo lui ha visto, lui sarà vivo in quel racconto o, se preferite, la sua presenza non sparirà del tutto. In altre parole avrà lasciato un segno della sua esistenza dando nel contempo un senso alla sua vita. Proprio mentre si duole che i suoi ricordi cadranno come lacrime nella pioggia lui attraverso quel gesto cerca di non farli disperdere del tutto, cerca di salvarli. Questa a parer mio è la ragione per la quale salva il suo nemico: nessun altro potrebbe espletare questo compito, ma nel contempo ecco perché “è umano”. 

Cosa distingue l’uomo dalle bestie? Secondo taluni il culto dei morti che tra tutti gli animali della terra caratterizza solo gli umani. Ed è, per taluni, con l’apparire di questo culto, con le tombe, con il perpetuare di certe memorie (ritorna il tema del "lasciar traccia") che l’uomo diventa tale e smette di essere scimmia (bestia). Non voglio sembrare blasfemo, ma la colomba che si libra in volo richiama l’idea dell’anima. A questa macchina, il replicante, che prova emozioni, che ha avuto l’ardire di ribellarsi al suo creatore (a suo padre) che ha cercato di vivere, che vorrebbe sfuggire alla morte e quindi ne ha paura, che vuole lasciare un ricordo di se stesso… manca solo  un’anima per essere umano. O non è che lui (androide) l’anima l’avesse, proprio per tutto ciò che ho descritto, al contrario di tanti automi che oggigiorno, nel 2022, ritengono di essere umani, ma sono delle bestie o, visto l’evolversi della società anche attuale, sono (siamo) una sorta di automi? 

Nel film il tema della memoria è trattato anche quando si parla che a loro (ai reolicanti) è opportuno inculcarne una, per farli meglio rendere, per farli funzionare meglio. Confesso che questo innesto mi riconduce ai giorni nostri dove i media e la costante presenza pubblicitaria ci inculcano sogni e valori. Casa distingue quindi un Uomo da una macchina, da una bestia da soma o da uno schiavo? Al lettore trovare la sua personale risposta, io grazie a questa pellicola qualche stimolo spero averlo lanciato. Blade Runner è un film cult proprio perché anche a distanza di decenni riesce non solo a polarizzare l’attenzione di chi lo guarda, ma anche perchè a distanza di decenni genera riflessioni. Devo quindi citare chi ha redatto il soggetto: Philip K. Dick e devo citare i due sceneggiatori: Hampton Fancher, e David Webb Peoples. Ultima doverosa menzione alla musica di Vangelis.

Mirco Venzo, Treviso 18/03/2022 #qzone.it

 

Rif. 1 http://www.qzone.it/index.php/q-movies/753-blade-runner-2049

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