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20230918 VM inquadraLa mostra fotografica dell’associazione Inquadra, fruibile gratuitamente sino al 24 settembre (vedi nota) in Palazzo Sarcinelli Conegliano, quest’anno ha titolo Io abito qui. La prima frase che si legge entrando alla mostra è: Un abbraccio è un posto perfetto in cui abitare. Questa frase aiuta a comprendere che taglio hanno dato il tutor fotografico Silvia Pasquetto e il curatore della mostra, Andrea Armellin, agli artisti; uno spezzone della presentazione conferma l’intuizione: “[...] Abitare è trattenersi, indugiare, restare… Riposare. Qual è il nostro rapporto con la nostra dimora? E prima ancora qual è la nostra dimora? La nostra camera? La nostra casa? Il nostro quartiere? Oppure è il nostro corpo stesso? E se fosse che abitiamo le nostre abitudini? In fin dei conti siamo noi che rendiamo “casa” un luogo. [...]”


Queste righe ci dicono che andremo ad assistere ad un approccio molto personale del concetto, e che molti saranno i punti di vista degli autori.

Luca Scarabellotto nel suo lavoro Nei silenzi… propone foto di bianco e nero notturni molto ben eseguiti, con geometrie studiate. Abbiamo potuto ascoltare l’autore che ci spiegava “... in questi luoghi abbandonati, nella solitudine, meglio se c’è anche un po’ di nebbia, in questa atmosfera, raccolgo i miei pensieri…” La notte, in queste passeggiate, capisco io, Luca trova la sua centralità. Un lavoro simile a quello di Luca lo porta in essere Mariateresa Ortolan, Paesaggio domestico è una sequela di foto, sempre notturne, di qui la similitudine con il lavoro di Luca, di un quartiere dove da poco la ragazza è andata ad abitare; dalla didascalia si direbbe che in questo caso la fotografa stia cercando punti di riferimento attorno a sè…

La curiosità per chi osserva le foto è che mentre Luca aveva proposto foto in bianco e nero, i notturni di Marieateresa sono tutti a colori, ed esprimono tutta un altra energia. Anche Federico Zanon dà importanza alla città dove abita, però, rispetto agli autori precedenti, il suo Quattro passi meditando, privilegia dettagli legati al passato: volti di statue segnati dal tempo, un albero abbattuto, il sostegno marmoreo di un parapetto sostituito causa il cedimento provocato dal tempo, mentre gli altri sostegni rimangono lì, ad attendere di essere anch’essi sostituiti. Il tema pare essere lo scorrere del tempo, e la foto in cui vi è un uomo che scruta l’orizzonte, pare a me, dopo aver visto le altre sue immagini, sia la foto di chi cerca una sua collocazione nel creato, quel creato dove stelle, comete e pianeti sono tutte sfaccettature di una stessa medaglia, e dove è proprio il tempo a marcare le differenze.

Graziano Scolaro con il suo Fotogrammi compie un percorso opposto a quello di Federico e si concentra sulle cose a lui vicine e, volendo collocarle temporalmente, contemporanee: i gesti quotidiani, lavare i piatti, preparare il caffè, ascoltare musica, fare foto, tagliare la cipolla per un soffritto… il suo gatto. Ennio Bornancin, con un lavoro ricco di colori, il giallo soprattutto, guarda fuori dalla finestra dove, nel suo giardino cresce un Ginkgo Biloba. Titolo del lavoro Abitare con un fossile vivente, anche Sabina Bortolot si concentra su ciò che le sta vicino, ma, al contrario di Ennio, non punta l’obiettivo fuori dalla finestra ma dentro la sua casa e su se stessa: Lost in your own home è il titolo del lavoro dove dettagli di se stessa e delicati giochi di luce su oggetti della sua casa, sono i protagonisti delle sue immagini a colori. 

Lavoro molto simile nella concettualità, ma completamente differente all’impatto con il fruitore lo presenta Rita De Martin, Sul limite pure coglie giochi di luce che entrano nella propria abitazione, e come Sabina anche lei è soggetto delle sue foto, a differenza della sua collega però, le sue foto sono scattate in bianco e nero ed esprimono grande vivacità. Osservando le immagini ho la sensazione che Rita abbia voglia di uscire da quel rifugio per andare verso la luce ed affrontare il mondo. Chi il mondo pare lo affronterà senza indugio è Santina Pompeo che nel suo Sono e abito documenta come dopo aver espletato alcune operazioni domestiche come fare la pasta in casa e aver letto un libro, indossa delle belle scarpe con un po' di tacco, si trucca, ed è pronta per uscire con amiche/amici o chissà, forse, con un corteggiatore.

Anche Antonio Corsello con Lo specchio dell’anima, punta l’obiettivo su se stesso. Singolarità, questo lavoro consta di una unica stampa, dove lui si riprende seduto sul divano, mentre legge, ma tutta una serie di altre immagini arricchiscono questo scatto in una sorta di collage. Queste immagini a corredo sono della natura più disparata e sintetizzarle mi è difficile. Pure Paolo Roman, propone una foto “collage” dove però il titolo e le foto inserite sono di aiuto per comprendere il suo messaggio. Io abito qui…Con loro… vede protagonista un cane e delle piante…insomma, Paolo parla di ciò che lo circonda e che lo accolgono quando arriva a casa. Una mappa spiega che anche la città dove lui vive è per lui casa e l’abitazione è data da più elementi che si fondono, come la sua foto collage, lascia intendere.

Donatella Canaider con Accesi spazi, propone una sequela di stampe molto colorate dove l’elaborazione fantasiosa ci dice che più che fotografie sono elaborazioni di immagini e descrivono un mondo fantastico, al contrario di Filippo Bernardi che in La luce di casa riporta il visitatore alla fotografia tradizionale: tutto ciò che emette luce all’interno della sua abitazione attira la sua attenzione: l'abat jour accesa, una lampada, il fuoco dove una pentola aspetta che il suo contenuto arrivi a giusta temperatura. Ne approfitto per spiegare che, a mio giudizio, tutti gli artisti della mostra dimostrano ottima conoscenza della fotografia e tutte le immagini di tutti gli autori sono molto ben costruite e i vari soggetti sono perfettamente illuminati e detagliati.

Chiudo commentando i lavori di Irene Mischiari che con il suo L’anima visibile propone autoritratti mentre Fabio Beraldo con il suo Alla scoperta, presenta scatti in cui dettagli di piante sono spesso protagonisti. La foto che però più mi ha colpito è quella dove Fabio osserva fuori da una finestra ma un gioco di riflessi rende difficile capire se l’immagine vuole entrare dentro l’abitazione di Fabio, o se, al contrario, vuole cogliere tutto ciò che sta fuori dalla stessa. Questa immagine, forse quella che di tutta la mostra ho maggiormente apprezzato, è perfettamente in linea con quanto Fabio ha scritto nella presentazione del suo lavoro.

Cito per dovere di cronaca Walter Casagrande che ha presentato Abitudine, Graziano Rossetto che ha presentato Stop, Giulia Cazzaro che ha presentato Io abito qui - Fuori o dentro? Mirco Favero che ha presentato This must be the place, Irene Salvador che ha presentato Io abito qui - My body, my home.

Inquadra ha sempre proposto lavori con piglio filosofico, e se la filosofia si radica nella conoscenza e nella curiosità; nella ricerca del “bello” in tutte le sue svariate forme, non devo rimanere stupito se Venerdì, quando sono andato a vedere la mostra, ho ritardato la visione delle foto per ascoltare un gruppo musicale, i DP che han proposto un variegato repertorio di brani dove strumenti a percussione l’han fatta da padroni. Questo gruppo mi ha sorpreso per la giovane età di alcuni suoi protagonisti, e ciò mi ha indotto ad avere buone sensazioni per il futuro.

Ultima annotazione, il prosecco per brindare all’evento, bevanda sempre gradita e di aggregazione, è stata servita su bicchieri di vetro, dettaglio che ho apprezzato tantissimo: nulla è più triste che brindare con bicchieri di plastica. Proporre il prosecco, che poi è uno dei prodotti chiave di Conegliano, città che ci ospitava, su di un elegante bicchiere è un tocco di rara raffinatezza. Inquadra è un gruppo che cura i dettagli e non si limita a fare fotografia: cerca di proporre cultura. Per tutto ciò faccio i complimenti anche alle autorità che hanno concesso un luogo prestigioso come Palazzo Sarcinelli a questo gruppo che merita una cornice di questo livello.

Mirco Venzo, Treviso 18/09/2023 #qzone.it

Gli orari della mostra sono Giovedi e venerdi 18,30 - 22,00
Sabato 10,00 -13,00 / 15,00 - 22,00
Domenica 10,00 - 13,00 / 15,00 -20,00
La mostra chiude il 24 settembre

La foto a corredo dell’articolo è una della serie Nei silenzi… di Luca Scarabellotto.

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